Il M. Shoji Nishio con una katana

O-Sensei e la giacca rubata del M.Tohei

È responsabile chi sbaglia, o chi crea le condizioni per l’errore?

Ti proponiamo un interessante passaggio tratto da un’intervista fatta al M. Shoji Nishio da Stanley Pranin.

Crediamo che possa costituire un importante spunto di riflessione decisamente contro-intuitivo, attraverso le sagge parole di O-Sensei, riguardo al modo di concepire il nostro atteggiamento nel Budo e nella vita.

Da un’intervista con il M.Shoji Nishio

Tradotto da noi liberamente in italiano

[…]

Mr.Tohei andò alle Hawaii nel 1953. Al suo ritorno portò con sé una giacca di pelle che era impossibile avere a quel tempo in Giappone. Aveva delle frange come quelle che si vedono nei film western. Aveva una giacca di pelle in un periodo in cui era impossibile anche solo avere delle scarpe di pelle… Pensai veramente che fosse incredibile. Quindi quella giacca fu abilmente rubata. 

Ecco cosa accadde quando arrivammo per l’allenamento: vidi che tutti gli uchideshi erano seduti in seiza e Mr.Tohei stava gridando loro qualcosa. Quindi sentii che la giacca di pelle del maestro Tohei era stata rubata. […] Quindi apparve O-Sensei chiedendo “Che succede?” Quando Mr. Sunadomari spiego cosa era accaduto, O-Sensei rispose:”Oh, è stata rubata, davvero?” quindi entrò nel Dojo. Anche Tohei Sensei si sedette in seiza dato che O-Sensei era entrato e O-Sensei cominciò a camminare intorno a loro. 

Ci stavamo davvero chiedendo cosa avrebbe detto. Ciò che disse fu:”Sei tu quello da rimproverare, Tohei”. Quindi scomparve. Tohei sedette silenziosamente per un po’. Quindi anche lui scomparve. Tutti ci sentivamo sollevati e cominciammo ad allenarci. Dopo la pratica, stavo per andare a casa ed incontrai O-Sensei che stava andando al bagno. Andai da lui e dissi, “O-Sensei, qualche minuto fa quando fu rubata la giacca del Maestro Tohei, avete detto che era sua responsabilità. Perché avete detto questo?” Lui rispose:

”Non capisci perché? Coloro che praticano il budo non dovrebbero avere quel tipo di spirito (kokoro). Uno non dovrebbe mostrare cose che la gente desideri avere. Puoi mostrare cose che puoi dare, ma altrimenti non dovresti. Quel pover’uomo ha preso la giacca perché la voleva. In ogni caso, prendendola, è diventato un ladro. Va bene che ti rubino la giacca, ma di lui è stato fatto un ladro. Rubare è una brutta cosa, ma l’uomo a cui è stata rubata la giacca ha commesso il primo errore. Lui ha creato l’occasione per una apertura (suki) in quell’uomo. In quanto budoka (artista marziale), questo è male.”

Ero veramente stupito e compresi la profondità dell’Aikido.

Per la verità, quando praticavo Judo, la casa del maestro Mifune fu svaligiata due volte in sua assenza. Questi incidenti furono riportati sul mensile intitolato “Judo” pubblicato dal Kodokan. Il Maestro Mifune fu citato dicendo:” la prossima volta che svaligiasse la mia casa ed io fossi presente, lo prenderei a qualunque costo, perfino se dovessi restare ucciso!” Un uomo avanti con gli anni, quasi settantenne stava dicendo che lo avrebbe preso anche se fosse rimasto ucciso… Al tempo rimasi davvero impressionato dalla reazione del Maestro Mifune.

In ogni caso, c’era una grande differenza tra le parole di O-Sensei e quelle del Maestro Mifune. Uno stava dicendo che l’avrebbe preso anche se fosse rimasto ucciso e l’avrebbe portato alla polizia. L’altro diceva che il ladro aveva rubato la giacca perché la voleva e che si sarebbe dovuto lasciare che l’avesse e che era la persona derubata ad essere in errore. C’era un mondo di differenza tra i due spiriti. Io pensai che anche se uno avesse praticato Judo per tutta la vita, avrebbe potuto arrivare solo a fino a questo livello. Dall’altro lato, pensai che la profondità dell’Aikido in quanto budo era grande. Fu a causa di quell’incidente che smisi di allenarmi nel Judo. Il modo di pensare di O-Sensei si manifestò nella pratica stessa. Egli disse:

”È sbagliato usare le parole ‘vincere e perdere’. Non dovreste pensare in questi termini”.

Le sue parole erano grandi. Penso che sia importante comprenderle, sempre, per tutta la vita.

[…]

Fonte: qui se vuoi, trovi l’articolo completo in inglese: https://aikidojournal.com/2004/05/03/interview-with-shoji-nishio-1984-part-1/

17 commenti
  1. Flaviana Calignano
    Flaviana Calignano dice:

    Questo racconto ben evidenzia in quanti modi diversi una stessa scena può essere interpretata in base allo sguardo di chi l’osserva perché gli atteggiamenti che noi assumiamo sono lo specchio della nostra essenza in quel momento della nostra vita.

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  2. Boris La Palermo
    Boris La Palermo dice:

    O-Sensei era in grado di tagliare anche con le parole.
    E sì, provare a comprenderle credo sia veramente importante.

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  3. Piero
    Piero dice:

    Viene fuori l’importanza dell’interazione: nel momento in cui se definisce qualcuno un ladro, in questo caso, si nota come le etichette prendano/perdano il loro significato solo se contestualizzate in un rapporto tra più persone, occasioni, e così via.

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  4. Angelo Coppolecchia
    Angelo Coppolecchia dice:

    Molto profonde le parole,anche se non ne comprendo appieno il reale senso,bisognerebbe scandagliare molto a fondo i due contesti.

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  5. Renato
    Renato dice:

    Il budo come espressione di principi universali, O’Sensei non si smentisce mai.
    La profondità della pratica chiede attenzione, cuore, intelligenza, amore e un continuo mettersi in discussione.
    GRAZIE

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  6. Anna
    Anna dice:

    Le parole di O-Sensei illustrano bene il significato di responsabilità per il praticante di Aikido, dentro e fuori dal budo. Grazie!

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  7. Sara
    Sara dice:

    È una sfida potente da raccogliere questo insegnamento di O Sensei…

    Mi pare che il suo invito a non coltivare un certo tipo di kokoro, quello dimostrato dal comportamento del Maestro Tohei, sia da intendersi come un invito a non coltivare l’attaccamento, non solo nel proprio io, ma anche nelle altre persone: perché altrimenti ciò che si ottiene è un conflitto fra mente e corpo. Ovvero una rottura dell’unione fra mente e corpo. Il che porta alla negazione dei principi stessi della ‘Via delle Leggi dello spirito mente-cuore’. Il maestro Tada, nel suo ‘Vivere nell’ Aikido’ è una guida preziosa per comprendere questo insegnamento, nelle pagine dedicate a Shingaku no Michi e Shinpo no Michi (Via dello studio del mente-cuore e Via delle Leggi del mente-cuore). Cita a questo proposito Yamaoka Tesshu:
    ‘Fermare il mente-cuore, questo si chiama suki’ .

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    • Alessandro Pavan
      Alessandro Pavan dice:

      Storia molto bella e ricca di spunti di riflessione. Diciamo che il mio pensiero può essere concorde con quanto detto da Flaviana e da Piero. Anche se per rispondere alla domanda sopra, riportata sotto il titolo, senza indugio affermerei che sbaglia chi ruba. Praticando da poco spero di essere giustificato? 😉

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